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D.LGS. 231/2001: la colpa di organizzazione
Cosa si intende per responsabilità amministrativa degli enti? Chi sono i soggetti convolti? Cosa significa “reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio”?
La responsabilità amministrativa da reato
Il Legislatore ha inteso aggiungere alla responsabilità penale della persona fisica che materialmente consuma il reato espressamente previsto dalla Legge (ex artt. 24-25 duodecies), una responsabilità in capo alla complessiva organizzazione aziendale, distinta da quella degli individui che la compongono, denominata <<colpa di organizzazione>>, ascrivibile all’ente (cioè all’azienda, società, associazione, fondazione, ecc.) per il reato commesso da un soggetto apicale o da un suo sottoposto.
Così, l’art. 5 del D.lgs. n. 231/01 prevede che l’ente sia responsabile per i reati commessi “nel suo interesse o a suo vantaggio” da persone che rivestono il ruolo di soggetti in posizione apicale all’interno dell’ente ovvero da soggetti subalterni ai primi. Sono da considerarsi soggetti apicali (secondo la previsione della lett. a) dell’art. 5 citato), le persone che rivestono “funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale”, nonché “persone che esercitino anche di fatto la gestione e il controllo dello stesso”. Generalmente si considerano figure apicali i rappresentanti ex lege della società nonché i rappresentanti muniti di procura; gli amministratori, delegati e non, anche se dipendenti della società; i direttori generali; i soggetti delegati ad esempio per lo svolgimento delle funzioni in materia di sicurezza sul lavoro ex art. 16 D.lgs. n. 81/2008, sempre che assumano, in concreto, un pieno ed effettivo potere decisionale ed organizzativo. Sono, invece, da considerarsi soggetti sottoposti alle figure apicali, con rilievo ai fini dell’applicazione della disciplina, ex art. 5, lett. b), le “persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza” dei c.d. soggetti apicali.
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